Israele torna alla normalità

Dato il clima che stiamo vivendo a livello mondiale, difficilmente ci viene da pensare di poter partire. Tuttavia, è giusto ritornare a vivere, a viaggiare, alla vita di prima, ovviamente con le dovute precauzioni. Israele è tutt’altro che insicuro, poiché lo stato israeliano ha avuto come prerogativa la mobilitazione generale del sistema sanitario. In Israele oltre il fatto che la curva dei contagi sta calando a picco, anche gli ospedali si stanno svuotando: questo ovviamente è dovuto al fatto che, citando i dati presi dal ministero della salute israeliana “4.649.654 persone sono state completamente vaccinate contro il Covid-19 (due dosi), più della metà della popolazione israeliana, e circa 550.000 hanno ricevuto la prima dose”. Proprio per questo, Israele è il Paese cui tutto il mondo guarda per vedere gli effetti del vaccino anti Covid-19 distribuito a tappeto. Se anche non è stata raggiunta l’immunità di gregge, si è arrivati a un’immunità di massa che permette il controllo della pandemia e il ritorno a una vita “normale”: difatti nel corso di queste ultime settimane i bar e ristoranti cominciano a riaprire, così come i teatri, palestre e negozi, ovviamente sempre con le dovute precauzioni e sempre indossando la mascherina. Si sono iniziati a vaccinare ovviamente le categorie più a rischio all’inizio (come gli anziani e il personale sanitario), continuando poi con le altre fasce d’età della popolazione. Sono rimasti da vaccinare una piccolissima parte di persone e sarà necessario per lo stesso motivo, vaccinare anche i giovanissimi.

E Israele insegna anche come convincerli poiché molti per pigrizia non volevano vaccinarsi… e così la sera nei bar i team di sanitari hanno offerto birra e cholent (spezzatino) agli studenti ebrei, focaccia e falafel (polpette di ceci) agli studenti arabi, se prima si facevano vaccinare.

La si chiama incentivazione alimentare e l’abbiamo inventata secoli fa… con un piatto di lenticchie

Alessandro e Roxy in giro per Israele

C’era una volta un bambino di nome Alessandro che ha quattro anni e vive nella sua casa con la mamma e il papà: non si separa mai da Roxy il suo fedele gatto nonché migliore amico. Una notte si sveglia di soprassalto e chiama subito la sua mamma dicendole di aver fatto uno stranissimo sogno: la mamma si siede nel letto vicino a lui e lui è talmente euforico che addirittura con le sue urla sveglia Roxy. La mamma lo tranquillizza e lui le racconta il suo strano sogno.

Si trovava in un’astronave tutta verde e con i pulsanti dai comandi blu, che andava più veloce della luce e c’era Roxy al suo fianco, con la tipica tenuta da astronauta a misura da gatto. Ad un certo punto Alessandro spinge il pulsante con scritto ‘discesa’, l’astronave atterra e lui e il gatto si trovano in un posto meraviglioso  che non avevano mai visto prima: “che bello c’è il mare”, pensa tra sé e sé Alessandro che ha una gran voglia di farsi un bel bagno.  Si avvicina e vede un cartello con scritto ‘mar morto’. Oh no, non ha il costume! Chiude gli occhi li riapre ed eccolo che indossa il suo costume preferito, quello con le macchinine rosse. Alessandro va verso il mare, si prepara per fare un tuffo ma non va giù, rimane a galla… incredibile! Sembra di stare in una gelatina gigante! Roxy essendo un gatto ha paura dell’acqua e rimane a riva a guardare incuriosito il padrone; quel mare è fantastico e Alessandro fa la stella marina che ha imparato nelle lezioni di nuoto con il maestro Piero. Va sulla riva e vede una cosa strana, nera, sembra terra bagnata e se la spalma addosso sulle braccia, sulle gambe  e anche in faccia: wow la pelle così fresca! Si sciacqua ed esce da quel mare insolito, con la pelle morbida come la seta. Che bello questo Mar Morto!

Là vicino c’è una bicicletta con le rotelle con il cestino posto sul manubrio davanti che somiglia molto alla sua e parte con Roxy lasciando lì l’astronave… ma chi ha voglia di tornare a casa?! Inizia a pedalare e vede un cartello ‘sentiero dello zucchero’, che strano nome! Continua continua con il suo gatto Roxy che guarda meravigliato il panorama… “wow, che vista mozzafiato!” … ci sono tantissime montagne, come quelle che gli ha fatto studiare la maestra Franca. Pedalare è molto faticoso e adesso Alessandro è stanco ed ha fame e proprio in quel momento vede un cartello con su scritto Gerusalemme. Scende dalla bici, prende Roxy in braccio, e si avvia verso un mercato, attirato da un profumino invitante che proviene da un banchetto: un signore sta cucinando quelle che somigliano proprio a delle polpette. Sì, sembrano proprio polpette buonissime, anche se non sono proprio quelle che gli prepara la nonna, perché contengono delle spezie che Alessandro non conosce. “Sai, si chiamano Falafel” dice il signore baffuto “e sono a base di ceci e spezie”. “Ah!” esclama Alessandro “devo ricordarmi di dire alla nonna di cucinarmele quando torno a casa”, pensa ad alta voce il bambino.

Perbacco, ma è già ora di tornare a casa! Alessandro prende Roxy, chiude gli occhi e si ritrova davanti all’astronave, si rimette la tuta e clicca il pulsante per partire e tornare indietro. Dopo pochi minuti si sveglia e… ha appena vissuto un viaggio incredibile, in una terra chiamata Israele…

 

Vivi anche tu la tua favola, parti alla scoperta di questa magnifica Terra!

Il futuro delle idee

Le idee hanno un grande potere: quello di cambiare il modo di vivere delle persone orientandone le scelte.

Nel turismo queste sono rappresentate da nuove proposte di viaggio che, alla base di ogni itinerario hanno sempre la stessa domanda: perché?

Dare un senso and un viaggio trasformandolo da percorso in cammino e da soggiorno in esperienza è il compito più difficile di un operatore del settore, ma anche la più grande soddisfazione.

La One People Travels, come molte altre imprese è nata con un’idea di fondo: dare spazio alle idee a patto che siano belle e buone: belle perché ogni viaggio deve essere attraente e stuzzicare interesse e curiosità, buone perché deve essere arricchente, stimolante, profondo.

Esistono tanti viaggi quanti gli stati d’animo di chi sceglie di partire.

Ci sono i viaggi del cuore, ripetuti nel tempo perché quelle destinazioni sono anzitutto luoghi familiari che portano con sé un carico di speranza e di pace interiore. Si tratta di spazi coi quali si ha oramai una certa confidenza al punto da sentirsi “a casa”. Per molti la Terra Santa è il cuore della religiosità e della fede, un richiamo alle proprie radici spirituali.

Ci sono i viaggi della scoperta, quelli ricchi di trepidante attesa per ciò che accadrà: sono le mete che si desiderano da una vita, che si pianificano con cura e si sognano ad occhi aperti. In questo senso Israele è il crocevia di popoli che si sono succeduti e mescolati nel corso dei millenni, ma anche culture da conoscere e territori talvolta diversi e contrapposti da visitare.

Ci sono poi i viaggi della visione, quelli “che ancora non esistono”: nuovi, coraggiosi e, per certi versi, pionieristici. Immaginare quello che non c’è ma che sarà, è l’aspetto più creativo e coinvolgente che si possa desiderare, che allarga gli orizzonti ancor prima di partire. “Il vero viaggio non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”, diceva Proust. E se la stessa Israele venisse declinata in maniera diversa, quante molteplici sfaccettature si avrebbero della stessa terra?

Ci piace progettare un viaggio con una marcia in più: la passione di chi lo crea. Per proporre un’esperienza unica occorre mettersi in gioco, perché mettersi in cammino implica una consapevolezza: quella di tirare l’ancora e salpare.

Ci piace organizzare un viaggio che sia olistico, articolato nella complessità delle realtà che lo compongono.

Ci piace condurvi in un viaggio autentico per scoprire nuovi orizzonti e vedere le cose da diverse prospettive, perché non esiste una sola storia, ma tante storie nello stesso luogo a cominciare da quelle di chi parte e di chi fa partire.

Buon viaggio!

Viaggiare è conoscere se stessi scoprendo il mondo.